Pubblicato su politicadomani Num 89 - Marzo 2009

Disinformazione, veline e teste di ponte
Chiaiano: discarica da rifare

CONTRO LA DISINFORMAZIONE E LE VELINE ADIBITE A TESTE DI PONTE PER FIACCARE LA
VOLONTÀ DELLA GENTE, DECISA A DIFENDERE IL TERRITORIO E IL SUO DIRITTO ALLA
SALUTE DALLA ARROGANZA DI UNO E DALLA SERVITÙ DI TANTI, QUESTA NOTA FA
CHIAREZZA SUL REALE STATO DEI FATTI

Il giorno 6 febbraio è stato effettuato
un sopralluogo nell'area
interessata dalla realizzazione
della discarica di Chiaiano
grazie alla presenza di due europarlamentari.
Stavamo ancora
constatando ed evidenziando il
dissesto che caratterizza la vasca
e le varie e gravi inosservanze alle
vigenti leggi non derogabili che
rendono inutilizzabile la discarica
(come tutti i giornalisti e i rappresentanti
delle istituzioni pubbliche
preposte alla tutela dell'ambiente,
della salute dei cittadini
e alla corretta utilizzazione
del denaro pubblico possono e
devono constatare, anche se non
tecnici) che prontamente e spregiudicatamente
l'ambiente del
sottosegretario ha divulgato una
velina ai mass media nella quale
affermava che la discarica era
pronta e che fra nove giorni sarà
aperta.
Gli elementi più significativi e
preoccupanti relativi al dissesto
nel quale si trova la vasca in approntamento,
che dovrebbe contenere
i rifiuti fra nove giorni, con
spirito di collaborazione istituzionale
sono stati illustrati ai tecnici
che hanno guidato il sopralluogo
con la speranza che ne sia
tratto il necessario giovamento.
Il ritrovamento di amianto nell'area
interessata dai lavori per la
realizzazione delle opere accessorie,
ma propedeutiche al funzionamento
della discarica, è da
considerare un errore di progettazione
in quanto nel progetto
definitivo oggetto della Conferenza
dei Servizi del 9 agosto non era
previsto e quindi anche i costi per
la rimozione bonifica non erano
previsti. Non è un Ritrovamento
giustificabile come "Sorpresa": la
legge Merloni ha abolito la sorpresa
dai progetti. Le norme tecniche
non sono derogabili. Il progettista
ha sbagliato e deve essere
perseguito.
La cava continua ad essere a rischio
idrogeologico per allagamento
e per frane come già individuato
dal Piano Stralcio del Rischio
Idrogeologico dell'Autorità
di Bacino Regionale Campania
nordoccidentale che non ha rilasciato
il proprio parere al progetto
nella Conferenza dei Servizi
del 9 agosto 2008.
Finora non sono stati realizzati
i pozzi spia attorno alla discarica
per verificare l'attuale qualità
delle acque di falda e per monitorare
la presenza di futuri inquinanti
come stabilito da progetto
e legge vigente.
La così detta messa in sicurezza
delle pareti di cava per evitare
frane di sedimenti sciolti si è rivelata
inadeguata come evidenziato
dal dissesto verificatosi il 20
gennaio 2009 e dal precedente
avvenuto nella prima metà di dicembre
2008. Anche la così detta
messa in sicurezza per evitare
crolli di masse di tufo è inadeguata
perché basata su dati palesemente
sbagliati circa l'instabilità
degli ammassi rocciosi.
Il piazzale di cava, nonostante
il pompaggio, è in gran parte allagato
e l'acqua, ricoperta da schiuma
che indica un inquinamento
chimico, si infiltra nel sottosuolo
provocando l'inquinamento della
falda.
Il riporto di terreni nella cava
abbandonata a nord est del Poligono
sta avvenendo senza protezione
contro il dilavamento e la
conseguente invasione di detriti
della Cupa del Cane e del sottostante
abitato di Marano.
Le opere accessorie alla discarica
vengono realizzate su materiali,
non caratterizzati finora e
che potrebbero contenere rifiuti
pericolosi, riportati abusivamente
nelle cave abbandonate con
spessori di circa 20 m.
I rifiuti con amianto hanno giaciuto
per anni sul terreno di riempimento
della cava adiacente a
quella del Poligono (circa 20 m
di distanza) e gli inquinanti si saranno
trasferiti nel sottosuolo.
Non è stata effettuata l'indagine
per caratterizzare tutto il materiale
di riempimento delle cave
abbandonate.
L'argilla che deve garantire
l'isolamento della vasca, da colmare
con i rifiuti, non è stata messa
in opera come prescritto mediante
compattatura e rullaggio
in modo da ottenere una uniforme
e garantita impermeabilità.
Ciò è premessa per l'inquinamento
della falda per cui l'isolamento
deve essere rifatto.
Il telo impermeabile, poggiante
sull'argilla "fuori legge", della
vasca in allestimento risulta
strappato visibilmente in molti
punti e su di esso sono stati accumulati
detriti calcarei di grosse
dimensioni e a spigoli vivi ("fuori
legge") che rappresentano sicure
premesse di lacerazione del
telo che sarà sottoposto al carico
di oltre 50 metri di rifiuti. Tale detrito
deve essere rimosso e sostituito
con ghiaia arrotondata.
Gli argomenti sopra elencati
sono stati evidenziati ai rappresentanti
istituzionali che hanno
dichiarato di volere rimediare alle
evidenti carenze finora stratificatesi.
Quanto rilevato in loco ha
evidenziato che attualmente non
vi è sicurezza ambientale nell'area
dei lavori e che il progetto
che è stato oggetto della conferenza
dei servizi del 9 agosto 2008
era diverso da quanto si sta realizzando.
Chiunque veda il cantiere capisce,
anche senza essere un tecnico,
che la discarica è in uno stato
di dissesto e che deve essere assolutamente
rifatta in gran parte. Le
evidenze raccolte certificano che
la realizzazione della discarica finora
è avvenuta in un cantiere allo
sbando. Le prove fotografiche
evidenziano inoppugnabilmente
il dissesto ambientale della discarica
e sottolineano che la sua
attivazione nelle condizioni attuali
può solo provocare un disastro
ambientale.
La presente nota, che si basa su
elementi verificabili e certi, documentati
fotograficamente, lascerà
del tutto indifferenti i rappresentanti
dei mass media abituati
ad attingere alla più rassicurante
e redditizia verità "certificata
dal Sire": che valore può
avere mai la verità documentata
del misero plebeo rispetto alla
sottintesa dichiarazione del "potente"
che, parafrasando una frase
di Alberto Sordi nel film il Marchese
del Grillo, continua a recitare,
più o meno, "Io sono io, voi
... non siete nessuno". Altra cosa
è per i cittadini e per coloro che
istituzionalmente devono sovrintendere
alla sicurezza ambientale,
alla salute e al corretto uso dei
denari pubblici.
7 febbraio 2009
[Fonte: www.chiaianodiscarica.it]

Precisazioni

I pozzi spia
Non sono stati realizzati i pozzi spia attorno alla discarica per verificare l’attuale qualità delle acque di falda e per monitorare la presenza di inquinanti come stabilito dal progetto e la legge vigente. La funzione dei pozzi spia è di vedere a che punto è l’inquinamento del terreno sottostante, incluse le acque. È necessario controllare continuamente il grado di inquinamento per risalire così non solo agli agenti inquinanti ma anche e soprattutto ai responsabili dell’inquinamento.
Non approntare questi pozzi non solo significa impedire che si verifichino le responsabilità di comportamenti illegali, ma significa consentire che l’inquinamento ambientale possa verificarsi senza poterlo bloccare in tempo, prima che i danni siano gravi o addirittura irreparabili.

Il traffico di Marano
Il piazzale di cava, nonostante il pompaggio, è in gran parte allagato e l’acqua, ricoperta da schiuma che indica inquinamento chimico, si infiltra nel sottosuolo provocando l’inquinamento della falda. I movimenti di terra sono stati effettuati senza protezione contro il dilavamento e la conseguente invasione di detriti della Cupa del Cane e del sottostante abitato di Marano. E quindi le acque e i detriti provenienti dal cantiere della discarica si riversano sulla strada Cupa del Cane, che è ad intenso traffico e attraversa la città. Le acque e i detriti che scorrono lungo la strada vanno a finire nelle fogne della città provocando intasamento e inquinamento superficiale (direttamente sul manto stradale e indirettamente attraverso il passaggio di autoveicoli, persone e animali) e profondo.
Il passaggio di file di camion che trasportano i rifiuti alla cava, lungo la strada che attraversa la città, oltre ad aumentare esponenzialmente l’inquinamento atmosferico e acustico e a rendere il traffico del tutto congestionato, produrrebbe inquinamento dovuto alla perdita di percolato lungo tutta la via, fino alla discarica.

Le opere accessorie
Le opere accessorie alla discarica sono state realizzate su materiali, non caratterizzati e che potrebbero contenere rifiuti pericolosi, riportati abusivamente nelle cave abbandonate con spessori di circa 20 m. L’argilla che deve garantire l’isolamento della vasca, nella quale sono stati accumulati i primi rifiuti non selezionati e differenziati raccolti nelle aree urbane ma che sono da considerare più rifiuti speciali e pericolosi che rifiuti urbani, è “fuori legge” perché di infima qualità in quanto contiene detriti a spigoli vivi; inoltre è stata accumulata in difformità alle prescrizioni di legge perché non è stata compattata e rullata in modo da ottenere una uniforme e garantita impermeabilità. Tutto ciò è premessa per l’inquinamento della falda.

Il telo di protezione
Il telo, sovrastante l’argilla “fuori legge”, è risultato strappato visibilmente in molti punti. Su questo telo sono stati accumulati detriti calcarei di grosse dimensioni e a spigoli vivi in difformità a quanto prescritto dalla legge. Questi detriti sono “fuori legge” e rappresentano sicure premesse di lacerazione del telo impermeabile che sarà sottoposto al carico di oltre 50 metri di rifiuti; devono essere rimossi e sostituiti con ghiaia arrotondata di dimensioni idonee a non lacerare il telo.

Un disastro ambientale annunciato
L’impianto attivato dal Capo della Protezione Civile Nazionale alle prime ore del 17 febbraio 2009 è una discarica “fuori legge” che può garantire solo l’inquinamento ambientale, del sottosuolo e della falda. Le prove fotografiche evidenziano inoppugnabilmente il dissesto ambientale della discarica e sottolineano che la sua attivazione nelle condizioni attuali rappresenta un attentato all’ambiente e può solo provocare un disastro ambientale.

 

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